martedì 15 giugno 2010

Non ti muovere, non fiatare...

Stanotte è venuto Andrea. E’ venuto nel vero senso visto che mi ha scopato senza troppi riguardi.
Così non va. Ho fatto quello che mi ha chiesto perché mi sono imposta, quando ho cominciato a prendere sul serio questo lavoro, di non chiedere mai niente ai miei clienti. Con tutti gli altri, sicuramente è una questione di riservatezza e rispetto per la loro sfera privata; oltre al fatto, come ho già detto, che non voglio entrare troppo in confidenza con la persona. Con Andrea lo stadio “riservatezza” è stato superato abbondantemente, ma essendo comunque un cliente pagante ed un amico, non mi sono sentita di sbattergli la porta in faccia. Forse avrei dovuto però.
Paradossalmente la notte è il momento in cui lavoro meno. I miei clienti, la sera, o sono con le loro famiglie, mogli e fidanzate o comunque vivono la loro vita. Quindi, a meno che non abbia appuntamenti precisi, do per scontato che la notte sia fatta per dormire.
Ma stanotte, evidentemente, non era destino.
Mi fa uno squillo sul cellulare che sono le tre. Se avesse citofonato, svegliando mezzo condominio, l’avrei preso a schiaffi, giuro. Con molta probabilità me li avrebbe ridati con gli interessi, ma comunque se li sarebbe meritati. Sento lo squillo e faccio finta di nulla. Dopo cinque minuti mi squilla ancora, guardo chi è, e mi rimetto giù. Poi mi telefona ed ero tentata di mandarlo affanculo, ma per un mio personale codice etico, non l’ho fatto. A volte vorrei essere una persona un po’ più forte, una di quelle prostitute che mettono subito in chiaro le cose, con l’indole della maitresse.
 Purtroppo, non lo sono di carattere e in più c’è il fatto che Andrea ha un profondo ascendente su di me e lui lo sa. Mi ha chiesto se poteva salire e io gli ho aperto. Mi sono alzata che un po’ mi giravano (tanto più che domani sera viene Walter e devo stare sveglia tutta la notte a fargli da mamma), sono andata in cucina e ho messo a scaldare il tè. Odio il caffè, quindi l’unica alternativa adrenalinica è il tè. Non faccio neanche in tempo a voltarmi che quello arriva, mi stringe le mani sui fianchi, mi alza la maglietta e me lo mette dentro. Ero gocciolante, lo ammetto, quindi ha avuto gioco facile. Mi fa piegare sulla cucina, mi mette la mano sulle tette sotto la maglietta e me lo spinge dentro per decine di volte. Alla fine viene, esce fuori e va in bagno a togliersi il preservativo. Che scena assurda. Neanche fossimo in un film porno.
Andrea in questi giorni ha qualcosa che lo preoccupa, anche se io non glielo chiedo e lui non me lo dice. E’ diverso, scontroso, umorale; ha uno sguardo che non mi piace. Dovrei chiedergli cosa non va, ma è talmente ringhioso che come minimo mi arriva una sberla. Va boh, fatti suoi. Finché paga.
Abbiamo preso il tè e poi si è messo sul divano a guardare la TV. Ha fatto un po’ di zapping, poi mi ha chiesto di inginocchiarmi davanti a lui, mi ha legato le mani dietro la schiena e mi ha fatto rimanere lì, in quella posizione fino ad un’ora fa. Senza muovermi, senza fiatare. Ho tutti i muscoli che mi fanno male e considerando il suo umore nero posso ritenermi fortunata che mi abbia slegato prima di andarsene. Stronzo.

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