venerdì 18 giugno 2010

Va' serena e di me serba il ricordo...


Sai quanto ti ho amata.
Se mai tu lo dimenticassi, sempre
io ricorderò i bei momenti che vivemmo.
Sappho

Giada, così si chiama la ragazza che è venuta a trovarmi oggi. Per chi non avesse letto uno dei miei precedenti post, è importante una precisazione: non sono lesbica, anche se mi sono capitate alcune donne nella mia breve carriera di amante (intesa come colei che ama e non come la ruota di scorta di uomini sposati). Non mi aveva attratto più di tanto proprio perché troppo femminile. Essendo di inclinazione eterosessuale, se devo scegliere, preferisco le donne mascoline. Lei decisamente non lo è, e poi è chiusa, timida e mi fa fatica stare lì a cavarle le parole di bocca. Comunque è venuta a trovarmi, l’ho fatta entrare, ha fatto due passi nell’ingresso e mi ha allungato i soldi a testa bassa. Tipo un bambino dell’asilo che porge l’oggetto vietato con cui è stato beccato dalla maestra. Io sono rimasta un po’ così, ma ho fatto finta di nulla, le ho sorriso, ho preso i soldi e l’ho invitata ad accomodarsi. Appena seduta riesce ad aprire la bocca e mi dice che se non voglio farlo non importa, che anche solo parlare va bene. A quel punto il mio fottutissimo cuore si è sciolto. Porca miseria, ecco perché non devo accettare clienti sfigati e depressi! E tutte le volte ci casco. Mi fa una tenerezza estrema, mi sembra così indifesa che quasi mi commuovo, accidenti a lei e alle lesbiche depresse!
Le porto una tazza di tè e mi siedo sul divano con lei. Le chiedo se le va di vedere un dvd, lei dice sì e le elenco i titoli: sceglie Once upon a time in America. Faccio un rapido calcolo della durata del film e mi viene da pensare che se lo vuole vedere tutto quando torno dal mare vado a comprarmi la Speedy 30 di Vuitton direttamente alla boutique degli Champs-Elysées a Parigi.
Comincia a vedere il film, ma si vede che non gliene frega niente. Allora le chiedo qualcosa di lei e le faccio dolcemente presente che a me va di fare l’amore con lei e che non deve essere così tesa.  Lei sorride e mi prende la mano (Dio santo ma come fa a sopravvivere al mondo una così!), me l’accarezza, la guarda, l’accarezza di nuovo. Metto il cervello in modalità “sweet romance” e la bacio dolce dolce. A quel punto mi viene un dubbio: e se fosse di indole sottomessa? Se volesse una mistress che la maltratti? Se la dolcezza fosse tutta una finta?
Non mi ha precisato da subito le sue inclinazioni quindi tocca a me scoprirle. Considerando quanto prendo l’ora, potrebbe anche non essere tempo perso. La accarezzo, le prendo il viso tra le mani e la bacio senza dolcezza. Lei ci sta e ricambia. Mi alzo, la prendo per mano e la porto in camera. La spingo sul letto e le abbasso i pantaloni. Ha la passera completamente depilata. E’ una gatta morta, una finta ingenua ;-). Le apro le labbra e la lecco piano piano, lei sussulta e si contorce. Bene, adoro le persone che perdono facilmente il controllo, faccio meno fatica :p  Io non ho grande esperienza con le donne, lo ammetto. Diciamo che, come con gli altri clienti, cerco di capirne l’indole e cerco di stimolarle dove mi piacerebbe essere stimolata. Poi spero sempre nel buon senso degli altri e nelle loro indicazioni. Con Giada mi è andata bene perché sono riuscita a darle quello che voleva, senza che  dovesse aprir bocca o quasi. Con la punta della lingua cerco il clitoride, lo trovo e comincio a stimolarlo piano piano. Ho pensato che se lei è come me, una stimolazione violenta non avrebbe portato a molto. L’avrei infastidita e basta. La passerina ricomincia a bagnarsi e ha un buon odore, né troppo forte, né troppo tenue. Le metto un dito dentro, ma il suo gemito è poco convinto: dita troppo piccole :p Ne aggiungo un altro e poi un altro ancora e ricomincia a contorcersi. Giada è una di quelle rare persone che godono sia con la vagina che con il clitoride allo stesso modo. L’ho invidiata oggi. Io sento molto di più con il clitoride che con la vagina, ahimè. Anche se con i clienti non è obbligatorio godere intensamente per far bene il proprio lavoro, basta far godere loro, alla fin fine.
Giada sta per venire e tiro fuori le dita appiccicaticce. Allargo le gambe e le metto la mia fighetta in faccia. Comincia a leccarmela ed è una sensazione divina. Ho rischiato di venire io prima di lei, cosa che fino a questo momento mi è capitata solo con Andrea (escludendo le storie normali del passato, ovviamente). Mi levo di lì prima di perdere il controllo e prendo il vibratore, grande amico di alcune donne (non il mio, data la mia predilezione per il clitoride). E’ un uccello di gomma dura, lungo trenta centimetri, dal diametro enormemente indefinibile. Faccio per metterglielo dentro, ma lei non vuole. Insisto, le tolgo le mani, ma lei mi dice che davvero non vuole e che preferisce le mie dita. Faccio quello che mi chiede, gli rimetto le dita dentro e le stimolo il clitoride con la lingua. Ricomincia a contorcersi, inarca la schiena, comincia a tremare. Ad un certo punto sono costretta ad usare l’altra mano per bloccarle il bacino e manca poco perdo l’equilibrio. E’ come un animale che non vuole essere domato.
Dopo pochissimo viene e mi schizza gli umori in faccia (altra cosa rarissima e molto buffa, almeno per me). Si riprende due minuti e poi mi bacia in bocca, (prima che avessi il tempo di pulirmi!), mi dice grazie e dice che vuole far godere anche me. Tipico delle donne.
Una cosa stranissima che ho notato è che voi uomini, quando avete una compagna, vi preoccupate di farla godere, anche per non instillare dubbi sulla vostra virilità (tralasciando il fatto che le donne FINGONO e che voi non ve ne accorgete). Quando siete con una “professionista” godete voi e chi se ne frega dell’altra. Opinione condivisibile: pagate quindi godete.
Con alcuni miei clienti, dopo tanto che ci vediamo, è scattata la molla del far godere anche me. E’ stata una cosa naturale. Con Andrea, sempre eccezione nella mischia delle regole, è stato così fin da subito. Un rapporto di dare avere, quasi in equilibrio.
Comunque, apprezzo l’invito di Giada e capisco che le farebbe davvero piacere. Mi sdraio e mi lascio andare completamente alla sua lingua e alle sue dita sui miei capezzoli. E’ bravissima. Mi allarga le gambe, mi fa sentire completamente vulnerabile e basta poco per farmi venire. Quando vengo con la lingua (o quando mi masturbo), è come essere attraversata da una scarica elettrica. Lei sorride, si sdraia di nuovo accanto a me, mi da un altro bacio, mi ringrazia di nuovo e mi dice che per oggi va bene così, che a lei non piace tanto essere scopata con aggeggi finti. Penso che non poteva andarmi meglio. Lavoro facile e soddisfacente. Prima di salutarla le do un bacio sulla fronte, lei mi abbraccia, mi augura buone vacanze e mi chiede se può richiamarmi. Che potevo dire a quel punto? Ho detto sì. Speriamo di non dovermene pentire.

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