lunedì 21 giugno 2010


Buongiorno mondo umido e salato!

Sono al mare…
Questa settimana di vacanza è stata una decisione inaspettata. Dopo la proposta di Walter  delle due settimane in sua compagnia (che non saranno ferie, ma lavoro…), ho pensato di meritarmi almeno 7 giorni al mare nella piccola casetta di famiglia in un luogo misterioso e segreto (:p).
In realtà questa casetta era dei miei nonni, che hanno vissuto qui fino alla loro morte. Io e le mie cugine e cugini abbiamo passato l’infanzia e l’adolescenza qui e ho dei ricordi meravigliosi. La nostra casetta è in cima ad una piccola collina e il balcone si affaccia proprio sul porto. La sera è una meraviglia stare seduti in balcone a guardare le navi e godersi il fresco del tramonto. Qui intorno è pieno di odori e rumori che mi ricordano l’infanzia: il dondolio delle barche attraccate, i parabordi che si toccano, le colonie di gatti, gli odori dei ristoranti, le bancarelle di collane di conchiglie dei bambini, i palloni abbandonati sulla spiaggia.
Fino a qualche anno fa, mi sembrava tristissimo venire qui da sola a passare le ferie. Adesso è una cosa che faccio con piacere. Credo che la differenza stia nello stato d’animo di una persona. Quando si è in pace con il mondo, in un momento di equilibrio e serenità, la solitudine non fa paura. Quando si è giù di morale ti rende la vita ancora più nera.
Quando vengo qui ho il tempo di dedicarmi alle mie traduzioni e alcune ore del giorno mi ispirano racconti e progetti di scrittura. Magari quelle ore del dopo pranzo, quelle scandite dal frinire delle cicale; mi ricordano le estati passate e ormai sono arrivata al punto di non riuscire più a dormire serenamente il pomeriggio, senza lo strusciare delle cicale ed il vento che muove le tende e che entra in casa. Stamani sono scesa al porto, ho fatto la spesa, salutato amici ed amiche (anche se la maggior parte non sono ancora arrivati), comprato il giornale e seduta al bar con brioche e cappuccino. Leggere il giornale sapendo che non avrai nient’altro di importante da fare è una goduria. Ti soffermi anche sulle notizie più idiote che solitamente non degni di attenzione.
Sabato quando sono arrivata, ho messo la rosa di Andrea in un vaso. E’ un vaso lungo e stretto, fatto per un solo fiore. Io però ho pensato di non lasciarlo appassire lì da solo e gli ho messo accanto una margherita che ho colto nell’orto che era di mio nonno. Adoro le margherite: sono allegre e simpaticissime. La margherita e la rosa stanno bene insieme nel vaso, anche se la rosa è più alta e non è chiaro se la voglia schiacciare o proteggere. Curiosa metafora…;-)


Ore 22.40

Mi sembrava troppo bello riuscire a passare sei giorni tranquilli, magari in compagnia del vecchio gruppo di amici per l’aperitivo. E invece la mia vacanza solitaria si è trasformata in una vacanza/lavoro in compagnia. Mi rende nervosa il pensiero di dover fare l’attrice davanti agli altri. Mi rende molto, molto nervosa.
Comincio dall’inizio se no non si capisce niente. Verso le tre di oggi ricevo la telefonata di Andrea. Ho già parlato di lui, ma forse la natura del nostro rapporto non è troppo chiara, neppure a me a questo punto. L’ho conosciuto circa un anno e mezzo fa,  grazie ad un vecchio cliente. Lui ha dimostrato subito interesse per me, io no. Il suo interesse era incentrato sull’aspetto sessuale, quindi, dopo alcune insistenze, ho chiarito privatamente la mia posizione al riguardo e lui non si è creato troppi problemi. Un po’ per una relativa vicinanza di età, un po’ per affinità di idee, siamo diventati più o meno amici, sempre rispettando l’uno la sfera privata dell’altro. Non è mai nato un sentimento profondo quindi abbiamo raggiunto un certo equilibrio. Da qualche settimana, non so perché, Andrea mi sembra un po’ fuori. E’ nervoso, umorale e disequilibriato. Lui non mi ha detto niente e io non me la sento di chiedere.
Fino a che le sui incursioni si limitavano alle telefonate, con successive scopate notturne, poteva anche andarmi bene. Pure con i suoi eccessi, visto che Andrea ha un’indole piuttosto autoritaria e più di una volta ho passato ore a farmi scopare senza fiatare o in ginocchio con il suo uccello in bocca. Ma ho il sospetto che lui voglia entrare prepotentemente nella mia vita e controllarla. Non si tratta di amore, in senso classico eh. Almeno non credo. Ci conosciamo da un anno e mezzo e non ci sono state avvisaglie, non vedo perché dovrebbe cambiare ora. Comunque la sua uscita di oggi, mi ha lasciato un po’ così. Non che non mi faccia piacere… però bah. In ogni caso, tornando ad oggi, verso le tre mi telefona. Io resisto alla tentazione di rispondere. Lui non richiama. Pensavo fosse finita lì. Alle quattro scendo al porto, passo all’edicola a prendere l’ultimo Montalbano di Camilleri e mi fermo al bar a prendere un tè freddo. Sapete quando siete concentrati su una cosa, ma basta un particolare, un suono, un movimento per farvi alzare gli occhi? Qualcuno mi passa accanto e la pagina del libro si alza leggermente; io tiro su la testa e mi cade l’occhio su un tizio che ha la stessa camminata di Andrea, stesso taglio di capelli, stesso fisico. Rimango un attimo così. Mi rimetto a leggere, ma a quel punto non riesco più a concentrarmi. Quel tizio mi ha messo la pulce nell’orecchio. Mi alzo e mi incammino verso il molo, nella stessa direzione dove è andato lui. Percorro il molo quasi fino alla fine, verso il faro rosso e non vedo nessuno. Faccio per tornare indietro e mi sento chiamare. Era Andrea. Per un attimo ho avuto l’impulso di andargli incontro, poi di mandarlo affanculo. Ho pensato: questo è un pazzo che segue le donne, che le ossessiona. Se gli vado incontro giustifico il suo comportamento e magari fra un paio d’ore mi ritrovano morta sugli scogli dietro il faro. Poi ho pensato, che in fondo, era solo Andrea, il mio amico.
Per farla breve, mi è venuto incontro lui, abbiamo litigato, ci siamo ripetutamente mandati affanculo attirando l’attenzione dei passeggeri di tutte le barche a vela del molo che mancava poco prendevano i pop corn, lui mi ha detto che ha voglia di me e che non può più tornare a casa ormai, che due giorni con lui non mi uccideranno ecc ecc. Io gli ordino di tornare a casa e lui mi fulmina con lo sguardo. Mi sono allargata troppo. Mi prende per il braccio e quasi me lo stritola. Mi prende l’altra mano e me la mette sull’uccello che è duro come un sasso. Mi sono sentita molle sulle gambe e mi sono bagnata come una verginella impaurita; da non credere. Sono diventata viola dall’imbarazzo anche perché la gente era sempre lì che ci guardava e io non sono mai mai stata un’esibizionista (a parte forse il pompino al mio ex ragazzo sul lungomare e qualche scopata sulle poltrone dei club a Londra, ma almeno lì era notte!). Lui mi molla il braccio e mi sfiora le tette. Sorride. I capezzoli sono diventati di marmo e mi dice qualcosa tipo: “Vedi che ho fatto bene a venire?”. Mi sono sentita nel pallone. In quel momento ho pensato alla vacanza rovinata, a come potrò giustificare la sua presenza davanti agli amici, a dove lo metto a dormire che la casa è piccola. Tutte cose che ancora mica ho risolto. Su una cosa però sono stata irremovibile e credo di aver fatto la cosa giusta: i soldi. Va bene stare qui, ma gli ho presentato il conto anticipato. Ho paura che il giorno in cui non gli chiederò più soldi, non avrò più il controllo del nostro rapporto

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